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Il magico mondo delle api
Il primo compito dell’ape operaia consiste nel tenere perfettamente pulite le cellette dell’alveare in modo da poter accogliere la covata, il polline ed infine il miele. Successivamente, tra il 18° e il 20° giorno di vita, l’operaia inizia ad esplorare i dintorni dell’alveare e, dal 20° al termine della sua esistenza, essa si occuperà solo di fare la bottinatrice: la sua missione sarà, insomma, quello di raccogliere all’esterno il necessario per la vita dell’alveare come l’acqua, il nettare, il polline e la propoli. Soprattutto il nettare risulta fondamentale: questo viene risucchiato dal calice del fiori e immagazzinato nella “sacca melaria” per poi trasportarlo all’alveare. Il polline invece viene raccolto dall’ape sugli stami, la parte maschile dei fiori, utilizzando le mandibole, successivamente “impacchettato” e trasportato sulle setole delle zampe posteriori dette “cestelle”. Finito questo lavoro l’ape rientra all’alveare con tutto il suo prezioso carico e lo depone dentro una celletta: a questo punto è già pronta per un nuovo viaggio. Tutte le bottinatrici conoscono ed utilizzano un particolare codice per comunicare alle compagne la direzione e la distanza dalla fonte di nettare: si tratta di una vera e propria danza che descrive le coordinate precise del luogo da raggiungere. Da sottolineare poi che tra ape e fiore esiste un rapporto molto stretto, una sorta di...
Leggi...Miele per tutte le stagioni
IL MIELE? UN ALIMENTO OTTIMO PER L’INVERNO MA DA SCOPRIRE PER TUTTE LE STAGIONI Ancora oggi, il vero problema del miele in Italia è determinato dal fatto che questo alimento viene vissuto in modo “troppo stagionale”: gli italiani, in effetti, tendono a consumarlo soprattutto nei mesi invernali, tra novembre e marzo, con un picco nel mese di gennaio. All’estero, in paesi come la Germania (1 kg e ½ procapite), Inghilterra (800 gr.) o la Francia (600 gr.), il consumo di miele rappresenta invece una consolidata tradizione alimentare, sia per la prima colazione ma anche, come alternativa in cucina, abbinato ad altri cibi (formaggi, carne, pane, ecc.). Storicamente questa differenza con il resto d’Europa si spiega con il fatto che in Italia l’arrivo nel ‘500 della canna da zucchero dalle Americhe “oscurò” pian piano l’uso del miele, considerato meno pregiato – soprattutto dai nobili e nelle raffinate cucine delle corti rinascimentali – rispetto al “bianchissimo zucchero”. In pratica, mentre in altri paesi il nettare d’oro continuò ad essere consumato regolarmente, da noi lo zucchero divenne un vero e proprio status symbol, prodotto che attestava con la sua presenza, la ricchezza e la raffinatezza delle tavole nobiliari, elemento distintivo di una cucina, quella italiana del Rinascimento, che iniziava ad emergere come una tra le più raffinate...
Leggi...Miele o zucchero?
LA “DOLCE” ALTERNATIVA A MISURA DI AMBIENTE Dimenticato per oltre due secoli, scontando la “concorrenza di un astro nascente come lo zucchero, oggi il miele sta vivendo una stagione di rivincita all’insegna delle sue virtù nutrizionali: è facilmente digeribile, ha un potere dolcificante di gran lunga superiore a quello dello zucchero, si conserva facilmente (e a lungo). Basterebbero queste tre caratteristiche a fare del “nettare degli dei” un vero e proprio leader in cucina, un alimento che dovrebbe entrare di diritto nella nostra dieta quotidiana. Volendo fare un paragone poi con il suo “alter ego”, lo zucchero, ci accorgeremo che il miele può segnare molti punti a suo favore. Prima di tutto è meno calorico: 300 Kcal per 100 gr. contro le 392 dello zucchero tradizionale e le 362 dello zucchero di canna, e inoltre un potere dolcificante doppio rispetto allo zucchero raffinato. Rispetto allo zucchero vanta poi alcune sostanze particolarmente utili all’organismo come il fruttosio, il glucosio, l’acqua, i sali minerali oltre ad alcuni antibiotici naturali. Ma c’è di più: il miele è forse l’unico alimento prodotto con un costo ambientale pari a zero, ottenuto cioè partendo da una fonte rinnovabile (le api) a spese di una risorsa altrettanto rinnovabile (il nettare). L’attività umana non entra in nessun modo nel processo produttivo ma...
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