La storia
DALLE ARNIE NEOLITICHE AGLI ALVEARI MODERNI
Per millenni, almeno dal II secolo a.c., per i popoli antichi, primi fra tutti gli ittiti, da cui forse deriverebbe il termine melit, il miele ha rappresentato l’unico alimento zuccherino disponibile in natura. Un alimento che Greci, Romani e prima di loro gli Antichi Egizi hanno considerato sempre di enorme importanza per il benessere degli uomini: già tremila anni fa la medicina ayurvedica ne conosceva infatti le proprietà. Per ogni specifico caso, o malattia, gli antichi guaritori consigliavano differenti tipi di miele: di cereali, di fiori, di frutti.
Gli antichi Egizi, invece, erano già apicoltori provetti. Ne sono prova i basso rilievi e le pitture murali incise su numerosi templi della valle del Nilo: raffigurano uomini al lavoro con le api. Il miele non era un semplice alimento: era il “cibo degli dei” al punto che il faraone Ramsès III arriverà a far scortare gli apicoltori nomadi da drappelli di arcieri provetti, pur di garantirsi sicuri approvvigionamenti di miele.
Nell’Antica Grecia il saggio Pitagora lo raccomandava come alimento di lunga vita, mentre i romani ne importavano grandi quantità da Cipro, dalla Spagna e da Malta. E, come gli egizi, erano soliti adoperarlo in mille modi: nell’alimentazione e per la preparazione del vino di miele (il famosissimo idromiele), della birra di miele, come conservante alimentare, per la preparazione di numerosissime e famosissime salse agrodolci. Inoltre, sempre nell’Antica Roma, l’uso medicinale rimaneva il più diffuso, per curare, ma anche per prevenire, le malattie. Basti, per tutte, la frase che era solito ripetere il longevo imperatore Ottaviano Augusto a chi gli chiedeva il segreto della sua lunga vita: “miele dentro e olio fuori”.
Nel medioevo l’imperatore Carlo Magno obbligò ogni contadino del suo impero ad allevare api: questo è il momento in cui l’uomo diviene apicoltore. Gli alveari artificiali erano rappresentati da semplici tronchi cavi, ripari di corteccia di sughero, cilindri intrecciati di giunchi, otri di terracotta, casette in legno.
Fu Cristoforo Colombo a mettere in crisi i successi del miele. Dalle Americhe arrivò infatti in Europa, in gran quantità, lo zucchero di canna. Ben presto divenne un ingrediente pregiato per le tavole della ricca nobiltà: e nel 1500 lo zucchero arriva a mettere in ombra l’apprezzatissimo miele. E solo grazie alla curiosità degli scienziati del ‘700 e ‘800 il “nettare degli dei” non venne cancellato del tutto dalla faccia della Terra, anzi pian piano riprese ad essere lavorato dagli apicoltori moderni.